“… promete finirla per tuto Septembre”: Leonardo nella Sala delle Asse
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Maria Teresa Fiorio
16 aprile 2016
Teatro di Vinci
“Quella parte dell’albero che campeggia di verso l’ombra è tutta d’un colore e dove li alberi overo rami son più spessi ivi è più scuro, perché lì manco si stampa l’aria. Ma dove li rami campeggiano sopra altri rami, quivi le parti luminose si dimostran più chiare e le foglie lustre per il sole che le allumina”.
In questo breve commento in calce a un disegno di Windsor (RL12431v) Leonardo spiega come rappresentare un albero in rapporto alla direzione della luce e come rendere la differenza tra i rami in ombra e le foglie illuminate dal sole. Disegno e parola scritta si integrano in questo foglio dove tuttavia l’evidenza dell’enunciato è affidata soprattutto al disegno, strumento essenziale, per Leonardo, di ogni operazione conoscitiva. Il foglio è databile agli anni tra il 1498 e il 1502 ed è perciò possibile leggerlo in parallelo a quella grande e sfortunata impresa decorativa che è l’intervento leonardiano nella Sala delle Asse.
Concluso il Cenacolo nel 1498, Leonardo si accingeva a affrontare un nuovo e non meno impegnativo progetto: la vastissima sala della torre nord del Castello Sforzesco doveva accogliere una decorazione che, annullando lo schermo delle pareti, avrebbe illusionisticamente trasformato l’interno in un esterno. In questo coinvolgente scenario naturalistico, le fronde di sedici alberi di gelso dovevano intrecciarsi sulla volta formando un pergolato al centro del quale campeggiava lo stemma di Ludovico il Moro. Ma le vicende politiche avverse, culminate nella fuga del duca da Milano, interrompevano l’esecuzione del dipinto che non sappiamo fino a quale stadio fosse stato condotto. Quello che oggi ci resta sono due straordinari frammenti a monocromo sicuramente riconducibili a Leonardo, mentre il resto della decorazione forse riflette solamente quella che doveva essere la concezione originaria.
Il restauro attualmente in corso, oltre a aver liberato gli originali leonardiani dalla presenza dei sali che minacciavano di danneggiarli seriamente, potrà forse chiarire la natura del testo pittorico giunto fino a noi: potrà cioè permetterci di distinguere tra le sopravvivenze di pittura antica e i vari rifacimenti moderni.
La Sala delle Asse resta comunque un testo affascinante dove il tema politico-celebrativo – cioè l’esaltazione del principe attraverso la presenza del gelso-moro, allusivo a Ludovico – è ricondotto a uno spettacolo naturale di insolita potenza, ponendo il problema delle fonti che possono averlo alimentato.