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Archivio Storico Comunale di Vinci

 

 

 

 

 

Prospetto delle imperfezioni fisiche che escludono dal servizio militare

A.S.C.V., pre-unitario, VIII/322

 

 

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L'arruolamento militare  nella Comunità di Vinci

 

Nel mese di gennaio venivano pubblicate ed affisse alla porta comunale, alla cancelleria comunitativa e alle porte delle parrocchie,  le notificazioni a stampa per l’arruolamento dell’anno corrente nelle quali si richiamavano i nati venti anni prima a presentarsi agli uffici comunali o ai parroci per iscriversi nei ruoli.

Le operazioni erano rese più complicate dalla mancanza dei registri di stato civile e spesso anche dei registri dei battesimi che avrebbero potuto fornire dei dati certi;  così ci si affidava agli stati delle anime, registri che venivano compilati dai parroci durante le visite dell’acqua santa e che riportavano i dati forniti dalle famiglie affidandosi al loro, spesso incerto, ricordo. Successivamente si faceva un raffronto tra gli stati delle anime e le note di coloro che si erano presentati spontaneamente alla leva per formare i ruoli dei richiamati.

A partire dal 1837 (anche se la circolare a stampa che detta la disposizione al riguardo è del 18 gennaio 1839), prima della formazione del ruolo definitivo delle reclute, veniva redatta una lista alfabetica dei giovani che per la loro età avrebbero dovuto essere compresi nell’arruolamento dell’anno corrente, divisa in tre diverse categorie: la prima comprendeva gli individui morti, la seconda i non più residenti all’interno del comune e la terza i veri e propri coscritti. I verbali delle deliberazioni della Deputazione sopra l'arruolamento militare della Comunità di Vinci degli anni 1838, 1839, 1940, 1941, 1942 (ASCV., pre-unitario, VIII, 320-321) non si limitano soltanto ad indicare il numero degli appartenenti alla prima e seconda categoria ma ne stilano gli elenchi fornendo i nomi ed i cognomi, il giorno della nascita e, per la prima categoria, quello della morte che possono essere un valido aiuto, assieme agli stati delle anime inviati dai parroci, per lo studio della popolazione della Comunità in un periodo in cui non esistono i registri dello stato civile.

A questo punto, venuti a conoscenza, mediante la ministeriale della Direzione Generale dell’arruolamento militare, del numero delle reclute assegnato alla comunità da somministrare alle bandiere, si procedeva alla vera e propria operazione di reclutamento che avveniva o per tratta o per tassa.

Per gli arruolamenti dal 1830 al 1842, venne adottato il metodo della tassa: si acquistava una recluta per mezzo di un premio a spese di tutti i compresi nelle liste. Le spese per il premio alla recluta che si "offriva" di presentarsi alle bandiere,ammontante a circa 350 lire, e i costi delle operazioni di leva, venivano sostenute da tutti i coscritti che erano tassati in base alle loro possibilità economiche. Si stabilivano così delle classi di contribuzione  in base al censo dei reclutati. La spiegazione dell’adozione di questo metodo è fornito dalla stessa Deputazione nei verbali per l’arruolamento degli anni 1832 ( «La deputazione deve prescegliere ed adottare quel sistema che reputerà il più opportuno ad ottener l’intento di somministrare il contingente suddetto col minor disturbo delle famiglie e minor danno della società [..]») e   del 1839 ( « [..] considerato che adottando il metodo della tratta sarebbe a molti di dispiacere oltre che non si eviterebbe il caso di vedere privata qualche famiglia colonica del migliore sostegno con danno gravissimo dell’agricoltura»).L’assegnazione delle tassa era annunziata al pubblico con Editto Pretorio dando poi ai tassati il tempo necessario (generalmente un mese) per pagare le rispettive quote nelle mani del camarlingo comunitativo; spirato detto termine, ai morosi veniva commesso un nuovo avviso per il pagamento della loro tangente con l’assegnazione di un altro termine perentorio di dieci giorni; in caso di ulteriore contumacia veniva ordinato al camarlingo di consegnare le liste dei morosi al tribunale che provvedeva contro i medesimi a forma degli artt.29 e 30 della Legge dell’8 agosto 1826, facendo loro sperimentare il privilegio del Braccio Regio ( i poveretti finivano dunque in prigione). Alcuni cercavano comunque di sfuggire alla tassazione, ma i più trovavano questa un’ottima soluzione che permetteva loro di rimanere a casa ad accudire alle faccende private. Dopo aver assegnato il premio a colui che era stato arruolato alle bandiere, veniva redatto il rendimento dei conti. Col tempo, forse anche per l’aumentare del numero di teste richieste da parte delle Direzione Generale dell’Arruolamento militare, divenne sempre più difficile rintracciare le reclute "volontarie" finendo così col dover pagare anche un "cacciatore di teste" capace di consegnare alle bandiere il quantitativo imposto alla comunità.

Si finì così per adottare il metodo della tratta per gli arruolamenti a partire dal 1843 . Nell’adunanza in cui veniva reso noto il numero delle reclute assegnato alla comunità ed era redatta la lista alfabetica dei giovani che per la loro età dovevano essere compresi nell’arruolamento dell’anno corrente, si stabilivano anche il giorno, l’ora ed il luogo in cui sarebbe avvenuta la tratta dei coscritti. Il giorno della tratta, prima si definiva la lista alfabetica dei giovani compresi nell’arruolamento e poi si dava inizio all’estrazione a sorte dei coscritti, da parte del gonfaloniere, e dei numeri, da parte dello stesso estratto o di un familiare dell’estratto (ad es. il padre) o del gonfaloniere. Il caso dunque determinava l’abbinamento delle persone ai numeri "fatali" corrispondenti alle reclute da consegnare alle bandiere (all’inizio i soli numeri 1, 2, 3, poiché tre era, sino al 1847, la quota richiesta dalle Direzione dell’arruolamento militare). Coloro che avevano estratto il fatidico numero dovevano presentarsi all’ «ispezione fisica e misura» durante la quale erano sottoposti alla misura della loro altezza  e ad un esame medico per comprovarne l’idoneità al mestiere delle armi. Ecco la ragione dell'esistenza, all'interno della filza contenente il carteggio con la direzione generale dell'arruolamento militare del Prospetto delle imperfezioni fisiche che escludono dal servizio militare (A.S.C.V. pre-unitario, VIII / 322) che doveva essere di sussidio ai medici eletti dalla Deputazione per la prima visita delle reclute che solitamente veniva operata nei locali usualmente utilizzati per le adunanze magistrali della Comunità. Passata la visita, si ordinava ai coscritti di presentarsi, entro il termine di dieci giorni, al Comando militare della Piazza di Firenze, dove sarebbero stati sottoposti ad un'ulteriore e definitiva ispezione fisica, «in persona o per mezzo di cambio che li rappresenti». Il sistema del «cambio», in effetti, era particolarmente in uso: il giovane che aveva avuto la sfortuna di pescare il numero sbagliato poteva comunque ovviare all’inconveniente trovando un altro giovane disposto a prendere le sue veci, ovviamente in cambio di una certa cifra. Molto frequenti erano le Consorterie per il riscatto di quelli che dalla sorte erano stati destinati al servizio delle armi.

Nel 1853 la Deputazione fu soppressa e le sue competenze passarono ai Consigli di reclutamento.